Gli antichi paramenti sacri custoditi per secoli e celati nei depositi della Cattedrale di Altamura costituiscono un’importante testimonianza della storia e dell’arte del tessuto e del ricamo. Dopo appropriati interventi di restauro conservativo, essi appaiono oggi sfavillanti come gioielli usciti da uno scrigno; meravigliosi broccati, damaschi, taffettas, rasi, ricami preziosi in filati d’oro e d’argento e altri in filato policromo somigliano a pennellate di un dipinto. Le decorazioni propongono sia motivi liturgici, come spighe di grano, grappoli d’uva, croci, che profani: fiori, foglie, frutti di vario genere e tipo. Sono testimonianza di un arco temporale che va dalla fine del Seicento alla fine del Novecento. Da questo vasto patrimonio culturale sono emerse sontuose vesti liturgiche tra cui il cosìddetto “Mantello di Murat” dell’inizio del’Ottocento che sarebbe stato ricavato dall’adattamento di uno tra quelli appartenuti al re di Napoli, cognato dell’imperatore Napoleone. Tra i tanti paramenti, degni di nota sono un completo in Gros de Tour di seta gialla laminata e ricamata in oro della prima metà dell’Ottocento appartenuto al vescovo Cassiodoro Margherita (1828-1848) e un raffinato piviale, anch’esso in Gros de Tour in seta rosso-cremisi, laminata e ricamata in oro della seconda metà dell’Ottocento del prelato mons. Luigi Pellegrini (1879-1898). Entrambi sono ornati con applicazione dei rispettivi stemmi vescovili.