Nel corso della storia religiosa della città di Altamura e della sua chiesa più rappresentativa, l’Assunta, numerosi prelati e laici hanno voluto lasciare un segno della propria devozione e del loro operato attraverso una serie di suppellettili liturgiche necessarie alle funzioni cultuali, ma che sono anche testimonianza della prosperità economica raggiunta dai ceti abbienti e nobiliari della città. Fondamentali per la conoscenza di ogni singolo manufatto sono le fonti archivistiche, che permettono di ricostruire le vicende legate alla committenza, agli artefici e alle celebrazioni solenni di utilizzo. Punzoni e iscrizioni dedicatorie ne consentono una lettura specifica e approfondita e riconducono all’epoca, al luogo di realizzazione, al maestro argentiere. Il nucleo dell’argenteria sacra in esposizione è esemplificativo di opere prodotte in un vasto arco temporale; dal più antico braccio-reliquiario di San Giovanni Battista del XV secolo, all’inedito calice legato alla figura dell’arciprete della chiesa altamurana, Niccolò Sapio, dalla croce astile finemente lavorata dei frati francescani, al calice ottocentesco realizzato da Bottacci, argentiere romano, per monsignor Giandomenico Falconi (XIX secolo). Il corpus più nutrito della collezione altamurana afferisce all’ambito di produzione partenopea; ne sono testimonianza le carteglorie realizzate da Ignazio Nasta e il prezioso evangelario di Filippo Del Giudice.